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Progetto
Cari lettori,

non è facile riassumere in poche righe, senza assumere toni magniloquenti, gli scopi che si prefigge la Giovanni Tranchida Editore: le ambizioni che essa si pone come traguardo sono infatti soltanto apparentemente modeste, ma in realtà dietro a esse ce ne sono di più ampie e difficili da raggiungere.

La prima, essenziale, è quella che qualsiasi libro dovrebbe prefiggersi: quella, cioè, di farsi leggere. Data la qualità dei libri pubblicati, questo scopo non dovrebbe essere difficile da conseguire, a condizione però che la scelta cada su opere in grado di suscitare per la vivacità di scrittura o l’interesse del contenuto, la curiosità dei lettori.

Ma questo, pur se importante, non sarebbe che il primo passo, parimenti importante e ambizioso, è il fine di sollecitare il lettore a una revisione del cosiddetto “canone” della lettura tradizionale che l’allargarsi delle conoscenze, oltre che un gusto e una sensibilità più moderni, rendono oggi necessaria: basta sfogliare qualcuna delle storie letterarie che oggi sembrano, dopo un lungo ostracismo, tornare di moda per accorgersi che a parte l’emergere di nuove culture e il definitivo affermarsi di altre in passato neglette o misconosciute le stesse grandi letterature tradizionali vengono oggi viste con occhi diversi, taluni grandi autori ridimensionati e altri minori, o supposti tali, invece rivalutati e tratti dall’oblio.

Ecco, compito specifico della Giovanni Tranchida Editore vuole essere appunto quello di far conoscere opere, senza preclusione alcuna per la cultura da cui derivano o la lingua in cui sono state scritte, ma anzi con attenzione particolare per le lingue e le culture a noi meno consuete, oppure di trarre dall’oblio opere inedite di grandi autori del passato oppure da tempo introvabili e di conseguenza dimenticate.

Il tutto naturalmente con particolare attenzione alla necessità di curare, proprio in funzione dell’assunto iniziale, la leggibilità dei testi in questione e, di conseguenza, la qualità delle traduzioni.

Poiché la Giovanni Tranchida Editore si occupa della creazione e della trasmissione della cultura, il suo primo obiettivo è promuovere il risveglio delle coscienze, vale a dire svelare il mondo ponendo la letteratura come una sorta di lente di ingrandimento puntata sulla realtà in cui viviamo, troppo spesso mistificata da un sistema che tende a omologare le coscienze secondo le logiche dominanti. Autori come il tedesco Oskar Panizza e il tibetano Tashi Dawa sono riconducibili a questa letteratura del risveglio perché le loro opere hanno la forza di smuovere la pesante patina di indifferenza che caratterizza la vita delle persone nella società moderna, di suscitare nuovamente curiosità, indignazione, rabbia, la voglia e il bisogno di non accettare.
Dalla consapevolezza nasce, come conseguenza naturale, l’esigenza di riappropriarsi della cultura, di impegnarsi non solo come individui ma come società, avvicinandosi a movimenti di opinione, cercando di definire relazioni di interscambio per arricchirsi di nuove conoscenze e nuovi stimoli. Lo spirito di una letteratura della partecipazione guida le molteplici iniziative e progetti della casa editrice: i corsi di scrittura creativa (Scuola Forrester) e gli incontri con gli scrittori offrono la possibilità e gli strumenti per diventare soggetti attivi della letteratura, riportandola alla sua dimensione di luogo di identificazione individuale e collettiva.

La rassegnazione e la passività possono essere combattute promuovendo una letteratura dell’impegno: la convinzione che il cambiamento non sia solo auspicabile ma anche realizzabile è la base del potere rivoluzionario dell’arte. Questo l’ideale forte che molti degli autori del catalogo Tranchida, per esempio, lo scozzese William McIlvanney, l’omerico Yashar Kemal, lo shakespeariano Ibrahim Souss, oppure l’italiano Roberto Betz, traducono nelle loro opere incentrate su personaggi che non si sottraggono all’idea di poter cambiare il mondo lottando quotidianamente senza arrendersi mai.

Ridefinire il modello di sviluppo della società contemporanea vuole dire, inoltre, rivolgersi all’uomo risvegliando e riconoscendo il suo bisogno primario di ricevere e promuovere i saperi che consentono la creazione di pensiero, attraverso lo sviluppo di un’attitudine critica nei confronti del superfluo, del consumo e della tecnologia fine a se stessa.

La riflessione su questi temi si fa profondissima in scrittori quali l’americano Howard Buten, l’irlandese Liam O’Flaherty o la canadese Joan Barfoot che narrano la dimensione dell’interiorità e l’esperienza delle diverse età della vita, dando luogo a quella che si può definire una letteratura dei bisogni.

La valorizzazione di modelli culturali e sociali alternativi rispetto a quello occidentale attraverso la scoperta e la diffusione di letterature di paesi comunemente considerati periferici è un altro dei tratti caratterizzanti il catalogo Tranchida, ricchissimo di opere che danno voce alle molteplici situazioni, idee, popoli e identità presenti nel mondo. In questa letteratura di confine troviamo Joseba Sarrionandia e Edorta Jimenez che ci portano nel cuore della cultura basca, George Mackay Brown che si fa testimone del mondo delle Orcadi, Yashar Kemal che ci restituisce l’anima dell’Anatolia, solo per fare pochissimi esempi.

Ma la letteratura è anche emanazione diretta, testimonianza e costruzione dell’identità di un popolo, di un sistema di valori e di un immaginario collettivo legato a una terra. La relazione con il proprio tessuto culturale e sociale è la linfa vitale che nutre la scrittura del kurdo Yusuf Yeshilöz, dell’iraniana Shahrnush Parsipur o della martinicana Suzanne Dracius e di molti altri autori del catalogo Tranchida, che con le loro opere esprimono una letteratura dell’identità o dell’appartenenza.

Partendo dall’idea che la presa di coscienza del presente poggi sulla comprensione del passato, ampio spazio è dedicato anche alla letteratura storica in cui la narrazione si fa strumento di un’indagine volta alla ricerca delle verità storiche, attraverso ricostruzioni e analisi che restituiscano la complessità della memoria e della realtà; un esempio eccellente di ciò sono i romanzi storici dell’italianissimo Luciano Patetta.

Come e quanto questi propositi troveranno riscontro nelle nostre collane, sarete ovviamente voi a doverlo giudicare: lettori che da parte nostra - e non soltanto per ovvie considerazioni di ordine economico, ma anche e soprattutto per consapevole scelta editoriale - ci auguriamo vorrete essere numerosi e vicini alle nostre scelte.

L’Editore
Project
Dear Readers,
It isn’t easy to sum up in a few words (or at least not without sounding grandiloquent) the breadth and scope of Giovanni Tranchida Editore: the tests this publishing house sets for itself might appear at first glance modest, but in reality what lies behind them is something much greater and hard to achieve.
The first and most important objective of any book has to be to get itself read. Given the quality of books that make it to publication, this ought not to be difficult to achieve, just as long as the works that get published succeed in attracting the curiosity of readers through the liveliness of both their language and content.
Important as this is though, it is only the first step. Of equal necessity is encouragement of the reader to revise the so-called ‘canon’ of traditional literature, which the widening of the reader’s experience - together with a more modern taste along with a more modern sensitivity as well - has made necessary to acquire. It’s sufficient to skim the pages of some of the literary histories which, after a long ban, seem to have come back into fashion, to understand that alongside the newer styles of writing and the acknowledgement of genres that have been neglected or unrecognised, great traditional literature is now being viewed with new eyes. Thus we find that some great authors’ prestige has been downsized while other minor ones (or those considered to be minor) have been revalued and brought back from oblivion.
Thus the specific task of Giovanni Tranchida Editore has been that of bringing literary works to our attention, regardless of the culture from which they derive or the language in which they were written (indeed, with particular attention paid to both cultural and linguistic context to a level not usual for us in Italy), or else to bring back forgotten unpublished works of great writers of the past - or those which have been out of print for some time and which have thus been forgotten.
All of this means of course that particular attention (in view of what stated above) has to be paid from the start to the legibility of these texts, and in consequence the quality of the translations.
Since Giovanni Tranchida Editore deals with the creation and diffusion of culture, the first priority of this publishing house is to reawaken our consciences in, in order to define the world by using literature as a sort of magnifying glass focused on the reality in which we live, given that this reality is too often blurred by a system which tends to homogenise our sensitivity according to predominant beliefs of the moment. Authors like the German Oskar Panizza and the Tibetan Tashi Dawa are related to this awakening of literature because their works have the capacity to dissolve that heavy patina of indifference which characterises so often our daily life in modern society, for it awakens curiosity anew, as well as anger, indignation, desire and the will and the need to not accept things as they appear to be.
As a natural consequence of this knowledge grows the need to reappropriate culture, to be involved not just as individual readers but as society as a whole, to get closer to new thinking, to seek to define cultural cross-currents, thus enriching both our thinking and providing new stimuli. The spirit of participative readership guides the many projects and initiatives of this publishing house, such as courses of creative writing (Scuola Forrester) and meetings with writers provide opportunities and means for us to actively participate in literature, bringing both an individual and collective dimension and a sense of place.
Passive resignation can be challenged through providing a literature of involvement; a conviction that change is not simply auspicious but also realisable is the basis of the revolutionary power of art. This is the strongly held belief of many of the authors in Tranchida’s catalogue, as for example the Scottish writer William McIlvanney, the Homeric Yashar Kemal, or the Italian Roberto Betz, for their works are centred on characters who do not renounce their belief in changing the world by challenging it constantly without ever giving up.
Thus to redefine the model of societal development means to turn to the reader, awakening his or her conscience, and recognising the basic need in all readers to both absorb and promote knowledge that allow for the development of thought, achieving this by developing a critical attitude in the face of what is superfluous, in consumerism and technology as an end in itself. Reflections on these themes are particularly to be found in writers such as the American Howard Buten, the Irish Liam O’Flaherty, or the Canadian Joan Barfoot, all of whom speak to us of the internal dimension, the inner voice, the experience of diverse stages of life, giving space to the concept of what we could define as the literature of need.
Placing value on cultural and social models which present alternatives to the western model through the discovery and diffusion of literature of those countries commonly held to be ‘peripheral’ is one of the defining characteristics of the Tranchida catalogue, rich as it is in works which give a voice to complex situations, people, ideas and identities to be found in the world. Thus in this literature of the border lands we find Joseba Sarrionandia who carries Basque culture in his heart, George Mackay Brown who testifies to us of the world of Orkney, Yashar Kemal who gives back to us the soul of Anatolia, just to give a few examples.
But literature is also a direct outcome, a testimony and a construction of identity for an entire people, a values system and a collective image of a nation. This relationship with a social and cultural fabric is the vital sap which feeds the writing of the Kurdish Yusuf Yeshiloz and the Iranian writer Shahrnush Parsipur, amongst many authors in the Tranchida catalogue, who through their work express this concept of literature of identity or of belonging.
If one starts from the premise that the conscience of the present depends on an understanding of the past, ample space is also dedicated to historical literature in which the narrative is an instrument of an enquiry into historical reality, through reconstruction or analysis which give us back the complexity of memory and reality; prime examples of this are the historical novels of the Italian writer Luciano Patetta.
How and to what degree these intentions will find a place in our publishing house’s “collane”, you must judge, you as readers that from our point of view we hope will be not simply numerous not just for basic economic reasons but above all because you are in sympathy with the editorial choices that we make at Giovanni Tranchida Editore.

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