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Il libro
Originata da una discussione salottiera sulla possibilità o meno che l’innocenza e la spontaneità del sentire possano essere la base di grandi imprese o di nobili azioni, la storia di Parjumouf raccontata da uno degli interlocutori (dal quale Almqvist prende, ma non troppo, le distanze) sembra, a tutta prima, una variazione scandinava sul tema del “buon selvaggio” che da Robinson Crusue a Rousseau, da Bernardin de Saint-Pierre a Chateaubriand, aveva affascinato la cultura del Settecento e del primo Ottocento: variazione peraltro, essa stessa ricca di fascino, al quale contribuisce non poco la costante attenzione che Almqvist rivolge alla donna e al suo desiderio di indipendenza e di emancipazione, e che qui trova, nei fatti se non nelle regole, pratica attuazione. Un altro elemento che rende Parjumouf assai singolare è la circostanza della sua ambientazione in quella che poi sarà nota come Australia, ma che al tempo in cui la fiaba fu scritta, siamo nel 1817, si chiamava “Nuova Olanda” ed era pressoché sconosciuta al pubblico occidentale, ulteriore testimonianza questa dello spirito universalistico e precorritore dei tempi del grande scrittore svedese. |
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Carl J. L. Almqvist Parjumouf. Una favola della Nuova Olanda A cura di Renzo Pavese 1994, BL 38, 165x100 pagine 72 euro 5,16 Isbn 978-88-8003-054-6
Carl Jonas Love Almqvist (Stoccolma 1793 – Brema 1866), pastore luterano, è una delle personalità più interessanti dell’Ottocento svedese. Violente polemiche provocò nel 1838 la pubblicazione del suo Det Går an nel quale la protagonista preferisce al matrimonio un’unione libera e senza costrizioni. |
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