|
Il libro
«Non è facile liberarsi della follia degli uomini» dice Nabil alla moglie Gabriella, di fronte a un quadro raffigurante la città di Gerusalemme. Il loro è un amore difficile, contrastato dalla storia. Lui è arabo palestinese, lei ebrea fuggita dalla Germania. La loro vicenda nasce e si sviluppa negli anni che vanno dal 1935 al 1948, periodo in cui, parallelamente, il ritorno degli ebrei dall’Europa, spalleggiati da un lato dal governo britannico, dall’altro dal movimento sionista, dà l’avvio a una seconda diaspora, quella dei palestinesi. Lontano da Gerusalemme non esita, si apre con i rumori delle fucilate e delle esplosioni e l’odore del fumo di una casa che brucia. Le città sono sotto l’assedio dei carri armati e da molti anni, ormai, gli attentati terroristici dell’Irgun e della Banda Stern, i gruppi armati israeliani, insanguinano le città della Palestina; dagli altoparlanti installati sui veicoli militari, una voce sbraita: «A tutti gli arabi che ci ascoltano… questo non è più il vostro Paese… Non rispondiamo delle vostre vite.» E così, un nuovo flusso di disperati percorre la storia, quello dei palestinesi costretti ad abbandonare le loro abitazioni, la loro terra, le loro radici, per diventare profughi senza meta e senza diritto alcuno. Eppure, si domandano più o meno esplicitamente i personaggi coinvolti in questa tragedia, coloro che per primi hanno patito sulla propria carne l’efferatezza assurda, folle, scientifica dell’uomo, non dovrebbero riproporla su altri innocenti: «Nulla hanno imparato dalla loro tragica memoria.» Ma se i padri lottano per la resistenza, i figli mettono al servizio di questa battaglia tutto l’ardimento e la speranza che solo la loro giovinezza può generare. E questa forza si riversa e si sublima nella musica, metafora e allo stesso tempo realtà, tema che accompagna in filigrana i fatti di sangue e la paura, come anche la fiducia in una società nuova. Il finale ci stringe la gola, commuove e fa nascere un grido in tutti noi che siamo stati spettatori impotenti di un dramma insensato che ancora non ha termine, snodandosi, con sinistri passaggi di testimone, dall’Olocausto al sacrificio arabo-musulmano. Ciò nonostante, Nabil riesce ancora dire, con la pena nel cuore, che «non può cadere sotto le bombe anche il sogno che ci anima».
Mario Brandolin, Messaggero Veneto: « [...] E l’altra faccia di questa storia, quella dalla parte del popolo palestinese, trova proprio nell’avvincente libro di Souss – mai rancoroso e sempre molto attento alle ragioni di tutti – una trattazione nel segno dell’umanità ferita, della dignità dell’uomo sacrificata agli imperativi di una politica distante e sorda alle istanze dei singoli e dei popoli. [...] »
Francesca Dallatana, Gazzetta di Parma: «Ambientato a Gerusalemme nei primi decenni del Novecento, in un confine d’Europa dove si è trasferito gran parte di ciò che gli uomini non hanno risolto: un dialogo mancato fra civiltà delegato a un confitto dai confini mobili. Il romanzo ruota attorno alla vicenda di due protagonisti di diversa estrazione religiosa e culturale: lui è arabo, lei è ebrea e ha in testa ancora infanzia e paesaggio tedeschi, nonostante il nazismo. Si conoscono e si amano per sempre, nonostante gli uomini e la Storia. Una scrittura sobria e curata entra con attenzione nei dettagli dell’ambientazione storica.»
Silvia Coppola, Mangialibri: « [...] In questo romanzo di amore e di guerra, Ibrahim Souss utilizza il suo linguaggio elegante per affrontare il tema che più gli sta a cuore, quello del conflitto israelo-palestinese. Questa volta lo fa attraverso la narrativa, ma non dimentica la poesia e il saggio, attraverso i quali ha già raccontato la storia di questo conflitto. È alta poesia, [...] Storia appassionata, piena dell’amore di Souss per la propria terra, spietata come il conflitto che la devasta [...] »
Gianfranco Restelli, Città Nuova: « [...] versione moderna di Romeo e Giulietta in un contesto violento, acceso e implacabile [...] »
Marialuisa Pasotti, La Voce di Mantova: « [...] Ibrahim Souss affronta l’amore difficile fra un palstinese e una ebrea e la guerra [...] » |
|
|
|
Ibrahim Souss Lontano da Gerusalemme Traduzione di Ornella Rota e Francesco Affronti Cover Marco Ceruti 2010, NT 12, 210x140 pagine 132 euro 13,00 Isbn 978-88-8003-343-1
Nato a Gerusalemme nel 1945, Ibrahim Souss, laureato in Lettere e diplomato all’Istituto di Studi Politici e della Fondazione nazionale delle Scienze Politiche di Parigi, è considerato fra i più importanti scrittori arabi contemporanei. Pianista compositore si è formato presso l’Ecole Normale de Musique di Parigi e presso il Royal College di Londra. È stato delegato generale e ambasciatore di Palestina in Francia dal 1978 al 1993, rappresentante dell’Olp presso l’Unesco e fautore dell’accordo di pace fra Israele e Palestina. Vive tra Ginevra e Amman e insegna in importanti università in Medio Oriente, in Svizzera e negli Stati Uniti. |
|
|
|