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Il libro
Figura forte e fragile, Mararia era bellissima da giovane e faceva innamorare di sé tutti gli uomini del villaggio di Femés, nelle Canarie, che per lei arrivavano alle mani, quando non ai coltelli. Un fascino ambiguo, il suo: le dicerie popolari, alimentate dalla rabbia e dalla frustrazione degli uomini respinti, le attribuivano addirittura poteri diabolici. In realtà, la vita non ha risparmiato alcun dolore alla giovane, la cui disgrazia è culminata nella perdita di un figlio ancora bambino e nella pazzia che l’ha colpita in seguito. Ma superstizioni e racconti, si sa, sono l’anima magica e insieme malvagia della cultura locale: e Mararia, angelo splendido e infelice, diventa strega, diavolo, tentazione, oggetto di passione e di odio irrazionale. Così la raccontano al viaggiatore straniero gli abitanti di Femés. E così lui la narra a noi in un romanzo ammaliante e crudele. Mararia è il mistero di una bellezza che la vecchiaia non riesce a cancellare. Intensa e travolgente la donna è come la sua isola, selvaggia e imperscrutabile. Mararia è un romanzo che diventa la metafora dell’isola di Lanzarote, la cui bellezza ha sempre attratto gli uomini senza mai compensare i loro sforzi. E come l’isola è stata purificata dal fuoco dei suoi vulcani, Mararia cercherà di distruggersi con il fuoco per mantenersi pura.
El País: «Arozarena è un novello Leonardo del sentimento e della parola.»
Francesca Dallatana, Gazzetta di Parma: «Era bella, bellissima. E molti si innamorarono di lei. Non se ne poteva fare a meno. Per lei si arriva anche alle mani, ai coltelli. Ma la sua vita conobbe anche il volto oscuro della infelicità. Quello totalmente rifiutato dal consenso sociale. Una figura tragica e insieme vivissima. Mararia, del villaggio di Femés, di un'isola delle Canarie, è passata attraverso dolori fortissimi quanto le passioni che hanno scosso l'animo degli uomini. Ed è così che diviene anche oggetto di odio estremo. Bollata di nota di biasimo grave: strega, tentazione, diavolo. Gli abitanti di Femés la raccontano anche così.»
Danilo Manera, l’Unità: «Non va persa l’occasione di leggere il più noto romanzo scritto su quell’arcipelago atlantico... Arozarena, straordinario poeta, ci offre un’immagine delle Canarie tanto affascinante quanto radicalmente diversa da quella che propone il turismo di massa, a riprova di come a volte un libro possa essere il traghetto più sicuro per approdare all’anima segreta di un luogo.»
La Prealpina: «Lieve, allegro e tragico come i giorni che scandiscono una vita, il romanzo ripercorre le tappe della passione che tutti, in paese, hanno provato per una donna splendida, metà angelo e metà diavolo, di cui nessuno è riuscito a carpire infine il segreto.»
Tuttolibri La Stampa: «Una bella donna suddita e insieme sovrana.»
Giulia Sperini, Mangialibri: «La storia di Maria di Femés rivive nella testimonianza suadente e appassionata di Rafael Arozarena che ne ricorda intensamente il disgraziato splendore. [...] Mararia racconta la vita di questa ammaliatrice bellissima e sfortunata, schiacciata da malevoli pregiudizi e condannata a vivere in totale solitudine. Espressioni fulminee e bellissime mostrano una donna fiera e coraggiosa che ha saputo fare della sua fragilità (il desiderio di dare e ricevere amore) la sua maggiore forza (la capacità di attrarre le attenzioni degli altri), ma che in ultimo non è riuscita a sopravvivere agli eventi ed è stata inesorabilmente travolta dal proprio triste destino.»
Marialuisa Pasotti, La Voce di Mantova: « [...] grazie alle abili doti narrative di Arozarena la figura della bella e dannata emerge in maniera prepotente dalle pagine del libro. [...]» |
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Rafael Arozarena Mararía Traduzione di Barbara Bertoni 2010, NT 11, 210x140 pagine 188 euro 14,00 Isbn 978-88-8003-341-7
Poeta e narratore, Rafael Arozarena Doblado (Santa Cruz de Tenerife, 1923-2009) è figura tra le principali della letteratura contemporanea delle isole Canarie. I suoi primi contatti letterari avvengono con scrittori della generazione precedente come Victor Zurita o Victor Galtier. Man mano che si integra nel gruppo fetasiano le sue posizioni si radicalizzano. Il gruppo fetasiano era costituito da Isaac de Vega, Antonio Bermejo, Francisco Pimentel, Juan Antonio Padrón e lo stesso Rafael Arozarena. Tutti questi autori optano per una letteratura dell’Onirico e del Simbolo; lo stesso termine «fetasa» è una parola che deliberatamente non voleva significare nulla e che Isaac de Vega userà come titolo del suo romanzo più noto. Dal punto di vista ideologico, questi scrittori difendono una specie di filosofia vitalistica o di religione senza sacralizzarla, dato che aveva qualcosa di tutto. Più che un movimento artistico-letterario propriamente detto, era lo sviluppo di uno stato d’animo reale, nel quale l’emotività adottava un pensiero non molto puro, quasi allegorico, irrazionale e si sviluppava in una metamorfosi. Attitudine vitale nella quale influiscono le circostanze storiche e culturali del tempo, ma assunte dalla marginalità insulare, dalla solitudine che aveva sottratto all’insulare l’attecchimento sufficiente affinché si sentisse sicuro della propria identità. In Arozarena si percepiranno le influenze di autori come Walt Whitman, Rainer María Rilke, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Ezra Pound. Arozarena collaborò con il supplemento letterario Gaceta Semanal de las Artes. Nel 1980 ottenne con Isaac de Vega il Premio Canarias de Literatura. |
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