Una fredda mattina di dicembre l’ammiraglio Carrero Blanco, «l’Orco» come lo chiamano gli anti-franchisti, il successore designato di Francisco Franco, tornava come sempre dalla chiesa dove quotidianamente assisteva alla messa. Quella fredda mattina di dicembre la sua monotona routine fu bruscamente interrotta da 75 chili di esplosivo collocati sotto il manto stradale. Nello stesso momento in cui «l’Orco» prendeva il volo con la sua Dodge nel cielo di Madrid, la dittatura iniziava rapidamente a sgretolarsi. Quattro giovani baschi, il «Commando Txikia», dal nome di un loro compagno appena ucciso dalla polizia franchista, avevano vanificato il progetto di perpetuare il regime anche oltre la vita dell’ormai agonizzante Franco. Sostenuti da un immenso amore per la libertà capace di vincere ogni dubbio e ogni tentennamento, grande al punto da renderli in grado di sopportare l’impossibilità di avere una famiglia, degli affetti, una vita normale, quella mattina il commando aveva realizzato qualcosa di impensabile: era riuscito a sferrare un colpo letale a un regime tirannico, vero e proprio fossile politico dell’Europa occidentale, che durava ormai da quasi quattro decenni. Il coraggio e la risoluta tenacia del «Commando Txikia» posero la Spagna finalmente nella condizione di liberarsi dalla dittatura e dall’oppressione. Non così il popolo basco, che ha continuato a vedersi negare il suo diritto a essere Nazione anche dopo l’avvento della democrazia. Ora che la Spagna è libera dalla tirannia, Euskal Herria rimane ancora terra d’occupazione. Nel silenzio del mondo, i baschi – gli indigeni d’Europa – che si impegnano per affrancare il loro popolo continuano a farlo rischiando il carcere, la tortura, la vita. Emblematico della vicenda del popolo basco è l’epilogo della vita di Gorka, guida carismatica del commando e indiscusso leader, cinque anni più tardi, in un’altra fredda mattina di dicembre.
Francesca Dallatana, Gazzetta di Parma: Operazione “Ogro”, in nome della libertà. Gente comune, ma gente tenace. Che prende una posizione netta contro il tiranno, senza appelli inutili al cielo, semplicemente con la forza della propria motivazione. In Spagna, un gruppo dell’Eta, nel 1973, impone la morte dell’ammiraglio Carrero Blanco, il successore del dittatore Franco. Roberto Betz tesse la filigrana dei dialoghi intercorsi fra i ragazzi dell’Eta sul senso dell’azione e della motivazione alla lotta sociale. Un’ambientazione psicologica che supporta con forza la dinamica del romanzo.
Irene Mazzali, Mangialibri: Roberto Betz si immerge nel momento forse più oscuro della dittatura spagnola, offrendo un resoconto dettagliato dei passi compiuti da Gorka e compagni in quei mesi che cambiarono la Spagna e l’Europa stessa. Un libro interessante, ... Consigliato a chi non ha paura di guardare le cose dal punto di vista non ufficiale.
Roberto Betz Il sangue e la libertà Cover Marco Ceruti 2010, NT 7, 210x140 pagine 174 euro 14,50 Isbn 978-88-8003-338-7
Roberto Betz, docente di scrittura creativa e membro permanente del comitato editoriale della Tranchida, laureato in Scienze dell’Informazione nel 1989, è nato a Milano nel 1964. È stato allievo diplomato di Scuola Forrester dal 2003 al 2007.
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