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| George Moore Albert Nobbs
Albert Nobbs è un cameriere apprezzato e fidato. Strambo e appartato, assolve ai suoi doveri senza concedersi
uno svago. Così per tutta una vita trascorsa a prendere ordini. Ma Albert nasconde un segreto. Un romanzo breve che sembra dipinto a mano per la felicità dei particolari e delle immagini... Da questo romanzo lo straordinario film di Rodrigo Garcia con Glenn Close e Janet McTeer candidate
all’Oscar. | | |
| | Shahrnush Parsipur La cerimonia del tè in presenza del lupo
Los Angeles Times: «La sacralità di culture diverse e antichissime, la diversità dell’umanità, intesa non solo dal punto di vista etnico, ma anche, e soprattutto, le diversità più intrinseche e profonde come quella tra uomo e donna. Il lupo, metaforicamente, rappresenta il fondamentalismo, la dittatura, che è sempre presente e osserva gli uomini, lontano ma al tempo stesso vicinissimo, e ne condiziona le azioni e il pensiero, mentre le persone cercano di difendere strenuamente la tradizione ma stando al passo con i tempi.» | | |
| | Ian Malcom Madagascar. Storie della Terra in Mezzo al Mare
The Scotsman: «Muovendosi lungo un registro narrativo vicino a quello del Chatwin delle “Vie dei canti” Ian Malcom ci insegna che l’incontro tra mondi diversi è sempre un problema, quando la volontà di conoscenza è sostituita dal desiderio di possesso.» Lonely Planet: «Fine osservatore della vita della gente dell’isola, in tutta la sua spontanea religiosità, è Ian Malcolm, che all’isola ha dedicato Madagascar.» | | |
| | George Mackay Brown Vinland l’ultimo viaggio
Tom Adair, Scotland on Sunday: «Una vasta conoscenza di folklore e leggenda, l’arte della navigazione e il lavoro dei campi s’insinuano nel romanzo come i fili intessuti in un tappeto magico. Assolutamente delizioso! Mackay Brown scrive da dentro, con una prosa tanto equilibrata quanto il suo racconto è fresco e splendido. Nessuno scrittore di oggi rianima in maniera così piacevole come Mackay Brown quando è al suo meglio.» | | |
| | William McIlvanney The Big Man. A pugni nudi all’incrocio della vita
The Times: «Dan Scoular, un onesto disoccupato, il cui famoso pugno che mette fuori combattimento nelle risse da pub gli fa guadagnare la possibilità di fare soldi come lottatore a mani nude a Glasgow [...] Ironico, divertente, commovente, per niente sentimentale e molto leggibile.» | | |
| | Edorta Jimenez Il nemico a bordo
Francesca Dallatana, Gazzetta di Parma: «(...) La potenza del mare più lontano e la tendenza alla conservazione per paura dell’ignoto: Jimenez fonde nel romanzo le due facce della tensione alla sopravvivenza.» Maria Luisa Pasotti, La Voce di Mantova: «Il nemico che non t’aspetti. Da leggere.» Gabriela Lotto, Corriere della Sera: «L’Invincibile Armada s’incaglia in una donna (...)» | | |
| | Germán Santamaría Non morirai
The Vancouver Sun - Ottawa Citizen: «È una storia di rara intensità che queste pagine ci consegnano. L’amore, l’odio e la morte, all’incrocio di un intreccio che procede sulla spinta dell’immagine, scorrono con insolita passione, in una fiumana epica che pochi dimenticheranno.»
Premio Iberico-Americano de Novela presieduto da Antonio Skármeta | | |
| | Rogelio Iriarte Il principe della morte
Diego Zandel: «Un noir scritto da uno scrittore colombiano non può che affondare nella drammatica realtà sociale di quel paese, caratterizzata da una criminalità organizzata intorno al traffico della droga e ai sequestri di persona, in forme che investono le istituzioni e la stampa. Così è con Il principe della morte... un ritratto che, da solo, esprime, con uno stile di grande immediatezza, tratti rapidi e pennellate di colore, l’ambiguità e le contraddizioni di un mondo delirante nel quale invano lo scrittore cerca valori che diano un senso all’esistenza.» | | |
| | Liam O’Flaherty L’anima nera
John Banville: «Liam O’Flaherty è il miglior scrittore della sua generazione.» Neil Jordan: «O’Flaherty è un grande, grande scrittore, la cui opera rimane unica in ogni lingua, in ogni cultura. Ha tutte le potenzialità per diventare una fonte per le aspirazioni di un’altra generazione.» | | |
| | Frank O’Connor Ospiti della Nazione
David Frati: «Con uno stile inaspettatamente moderno venato frequentemente di ironia e di un humour grottesco, l’autore ci racconta le piccole grandi storie di tanti irlandesi pieni di passione politica, di amore per la loro terra e per la libertà che però scoprono ben presto quanto il carnaio della guerra faccia sembrare ogni idea lontana, pallida, forse inutile.» | | |
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Roberto Betz
Anche la notte aspetterà l’alba
Cover Marco Ceruti
2011, NT 17, 210x140
pagine 260
euro 15,00
Isbn 978-88-8003-353-0
La misteriosa morte di Paolo Teresi, geniale giornalista ed editore milanese, mette in moto una quête che dà luce a gran parte della storia oscura del nostro Paese. Fuggito da un’Italia priva di stimoli, Riccardo Lay, il protagonista, tornerà con fatica a Milano, a decifrare cosa si annida sotto la morte del suo vecchio maestro. E si troverà implicato in un lungo viaggio nella notte, senza altro scampo che la ricerca della verità. Servizi segreti, fantasmi della Resistenza, terroristi neri, indipendentisti baschi in bilico tra passato e presente si inseguono tra l’Italia e la Spagna. In una storia che vede Milano, stanca e metallica, il centro di un cupo potere, di una fitta trama che la “macchia della verità”, come la chiama Riccardo, stenta a tingere, pena la vita. Accanto a lui, ex amici e nuovi compagni si muovono al fianco della verità, sempre sfiorandola. Il Grande Leviatano, il potere nullificante della Società congiurano per aggiungere alla morte di Paolo la menzogna e il disonore. A questo Riccardo si oppone e, come tutti coloro che nella Storia hanno provato a combattere per il rispetto della vita umana, paga un prezzo salato. Prima di lui chi fece la Resistenza e lottò per un mondo migliore, costretto a scontrarsi con la solitudine di una notte oscura, senza stelle né candele. La notte in cui chiedere perdono agli dèi per le efferatezze compiute e da compiere ancora. Elementi di una spy-story, del giallo e del romanzo storico qui celebrano il loro trionfo, in una storia densa di dolore e di amore per il nostro Paese. Dolore per le storture del diritto che degradano la persona umana, e per il sacrificio offeso di coloro che lottarono per la liberazione dal giogo nazi-fascista. Roberto Betz sembra dirci che in un mondo dove i rapporti di forza non valgono nemmeno per chi è il più forte, anche la cultura è resa merce e svilita, orientata ancora una volta per schiacciare altri individui. La scrittura resta allora per Riccardo (e per l’autore con lui) il farmaco per resistere e combattere, nel nome del rispetto della dignità umana. Per capire le ragioni degli eventi. Per imprimere una svolta e ascoltare gli ultimi, i miserabili, gli oppressi. Ma non è facile, il cammino sembra anzi destinato allo scacco. Morendo, Paolo Teresi sembra dire, insieme alla Medea di Seneca: «Che bello, morendo, portarsi via tutto!»
Ma da vicino una nutrice minaccia: «Ci sono tante cose da temere, non insistere! I potenti non si possono affrontare impunemente.»
Roberto Betz, docente di scrittura creativa, laureato in Scienze dell’Informazione nel 1989, è nato a Milano nel 1964. È stato allievo diplomato di Scuola Forrester dal 2003 al 2007.
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